La politica monetaria nell’Area euro è arrivata al livello di neutralità. I ripetuti tagli dei tassi da parte della BCE hanno portato il tasso di policy in linea con il tasso nominale naturale. Questa operazione è stata possibile perché l’inflazione oscilla da mesi intorno al valore obiettivo, perché persiste una certa debolezza del ciclo economico, soprattutto di quello tedesco, e perché le tensioni internazionali non stanno producendo in Europa pressioni inflazionistiche. Tutti questi fattori hanno contribuito a creare un contesto favorevole all’allentamento monetario. In mancanza di nuovi fattori di rischio, la BCE dovrebbe lasciare il tasso di policy su questi livelli per i prossimi mesi.
La Federal Reserve ha deciso di ridurre di 25 punti base i tassi sui federal funds a settembre, dopo una pausa di otto mesi. La lentezza della Fed è stata principalmente dovuta alla nuova politica commerciale della Presidenza Trump. I dazi aumenteranno con alta probabilità i prezzi dei beni importati e potrebbero produrre uno stimolo all’aumento anche dei prezzi interni, visto che le barriere riducono la concorrenza e proteggono le imprese domestiche. Questo nuovo approccio protezionista ha reso la Fed molto attendista e il taglio è arrivato solo quando ha cominciato a manifestarsi una certa debolezza del mercato del lavoro. Le pressioni da parte del Presidente Trump per un più aggressivo allentamento della politica monetaria rimangono tuttavia presenti e la nomina del successore del Presidente Powell potrebbe rendere molto più espansivo il comportamento della Fed nel prossimo futuro.
I tassi reali rimangono positivi negli Stati Uniti (considerando la differenza tra tassi di policy e inflazione annua), mentre nell’Area euro sono sostanzialmente allo 0%. In Europa ciò dovrebbe stimolare investimenti, consumi, credito e anche la ripresa economica. Per le imprese e le famiglie la riduzione dei tassi bancari è un segnale positivo, che sembra aver cominciato ad incidere positivamente sulla domanda di credito. L’allentamento si è trasmesso abbastanza rapidamente ai tassi bancari e già dalla seconda metà del 2025 si è cominciato a percepire l’impatto positivo di questa impostazione della politica monetaria.