Rapporto Congiunturale 4/2009

Dati effettivi e indicatori qualitativi certificano in maniera incontrovertibile l’irrobustimento del ciclo internazionale. Si comincia dalla contabilità nazionale americana che ha registrato una crescita vicino al 2,5 per cento dopo una contrazione lunga quattro trimestri: un rimbalzo confortato dalla preziosa ripresa della domanda interna e da un parziale riassorbimento dei grandi squilibri sottostanti la crisi globale (c’è stata una risalita del tasso di risparmio delle famiglie verso il 5 per cento e un graduale miglioramento dei conti con l’estero con il saldo pelle partite correnti tornato al -3 per cento, il livello di fine anni Novanta). Contestualmente, le economie asiatiche in via di sviluppo -poco attaccate pure nella fase acuta della crisi- hanno prontamente recuperato i propri vertiginosi ritmi di espansione, spinte dal turbo cinese e indiano. Nonostante l’economia giapponese e quella europea siano più lente (in quest’ultimo caso si sopporta una nuova contrazione congiunta di consumi privati e investimenti), il ciclo internazionale sembra effettivamente ben avviato sulla strada della convalescenza, tutto sommato – considerate le premesse – con pochi danni: una recessione concentrata prevalentemente nelle grandi economie occidentali, di entità relativamente contenuta e di durata limitata.