A guardare i numeri, l’attesa flessione del ciclo internazionale non poteva cominciare meglio, con la congiuntura reale avviata lungo un percorso di rallentamento ordinato e graduale e quella finanziaria che riflette una sostanziale fiducia dei mercati nelle prospettive di breve-medio periodo. Mettiamo in fila i fatti che, almeno per ora, giustificano questo quadro ottimistico. Le ultime rilevazioni di contabilità nazionale riferiscono di una decelerazione moderata in tutte le maggiori aree, che hanno conservato tassi di crescita almeno del 2 per cento. Quel che più conta però è che ciascuna di esse ha mostrato buona capacità di tenuta là dove la congiuntura è più fragile e, in prospettiva, i rischi di pesanti “controindicazioni” sono più alti. Negli Stati Uniti le quotazioni degli immobili si sono limitate ad “accorciare il passo” senza dare chiari segnali di cedimento: nel terzo trimestre dell’anno l’indice di riferimento sui prezzi delle case, quello pubblicato dall’OFHEO, presentava non solo un tasso di crescita tendenziale del 7,7 per cento ma anche una variazione congiunturale annualizzata del 3,5 per cento.