É ormai chiaro che il principale pericolo per la tenuta della congiuntura internazionale viene dalla nuova impressionante accelerazione dei corsi delle materie prime: il barile di petrolio si aggira sui 140 dollari, il record di sempre anche se misurato il termini reali (siamo oramai sopra del 10 per cento rispetto al massimo precedente del 1979); i corsi delle commodities non energetiche sono invece trainati dai beni alimentari che salgono, su base annuale, oltre il 40 per cento (e anche qui si è ai massimi degli ultimi venti anni). Nelle principali aree economiche, alla fine, si stanno materializzando le conseguenze sui prezzi interni: quelli alla produzione americani ed europei corrono al 6-7 per cento, quelli al consumo che si aggirano sul 4 per cento. Sebbene si tratti di livelli incomparabili con quelli raggiunti nelle precedenti fiammate petrolifere degli anni Settanta, il pericolo che il “letargo” dell’inflazione stia finendo sembra assai concreto.