Gestire la decelerazione del ciclo mondiale nel 2005 potrebbe rivelarsi più complicato del previsto: questo è il prudente consiglio che si legge tra le righe delle contabilità nazionali, nelle recenti dinamiche dei prezzi internazionali, nelle reazioni dei mercati finanziari. Mentre il rallentamento statunitense è ancora di là da venire, l’economia europea e giapponese hanno chiuso in maniera deludente già il 2004, con una crescita congiunturale nell’ultimo trimestre positiva solo per un paio di decimi di punto. In entrambi i casi, il calo delle esportazioni nette, penalizzate dal cambio col dollaro sempre forte, è stato a fatica bilanciato dalla domanda interna. Se i consumi privati europei danno qualche segnale di miglioramento (quelli giapponesi si contraggono), gli investimenti non recuperano il sostenuto passo ante-rallentamento (quelli giapponesi stagnano) nonostante il netto miglioramento registrato dalla profittabilità delle imprese e le condizioni monetarie estremamente favorevoli (i tassi reali sono a zero). Su queste basi, le previsioni di consenso per il 2005 sono state ritoccate in basso e scontano oggi nelle due aree una crescita dell’1-1,5 per cento: meno della metà rispetto a quanto previsto per gli Stati Uniti, dove, al solito, la domanda interna si è invece conservata in buona salute (rimane, ed anzi peggiora, il deficit estero).