Con il completamento del Mercato unico e l’avvio dell’Unione europea, decisa con il Trattato di Maastricht, i paesi della Comunità hanno iniziato un’altra tappa nel cammino verso l’unità.
Molta enfasi è stata posta nella discussione dei “requisiti” macroeconomici richiesti a ogni paese per procedere nell’Unione, così come sulle tappe e sulle con dizioni di avvicinamento all’unione monetaria. Minore attenzione è stata dedicata alla possibile evoluzione della situazione tributaria.
In un rapporto di qualche anno fa ( fisco italiano e l’Europa rischi ed opportunità», Rapporto Cer 6/1989), si osservava che «in seguito all’adozione dell’Atto unico europeo, i passi avanti compiuti nel programma di completamento del mercato interno entro il 1992 e nella liberalizzazione valutaria (….) hanno riproposto con forza la questione dell’armonizzazione tributaria europea. L’accresciuta libertà di movimento per merci, servizi, persone, imprese e capitali in un’area comunitaria divenuta sempre più vasta e variegata rende immediatamente percepibili ed influenti le differenze nei trattamenti tributari». Queste osservazioni continuano ad aver rilievo ancora oggi, sotto certi aspetti con più forza,