A fronte del crescente ruolo attribuito da studiosi, tecnici e politici all’innovazione tecnologica come determinante dello sviluppo economico, fanno riscontro notevoli difficoltà pratiche nell’individuazione di indicatori adatti alla sua misurazione. Si tratta di un fatto di non poco conto se si ritiene che qualsiasi azione di politica economica, e in particolare di politica industriale, debba fondarsi su di una chiara definizione del problema da affrontare, degli obiettivi da raggiungere, degli strumenti da utilizzare, ma anche sulla effettiva possibilità di misurare e control lare con rigore i risultati conseguiti. Un’informazione precisa e trasparente è dunque il primo obiettivo, un vero e proprio prerequisito, per dare sostanza ed efficacia a qualsiasi intervento nel funzionamento del mercato. Questa considerazione generale acquista un significato particolare nel caso dell’Italia, che presenta notevoli carenze sia dal lato della conoscenza del problema, cioè del livello e delle caratteristiche dell’innovazione tecnologica prodotta nel nostro paese, che da quello delle politiche per l’innovazione effettivamente attuate. Si può senz’altro affermare, anzi, che esista in genere uno stretto rapporto tra carenza delle politiche e carenza di strumenti informativi adeguati sul l’oggetto delle politiche stesse, in un circolo vizioso che tende a giustificare la «debolezza» della politica con la mancanza di adeguate informazioni sul problema e impedisce, nello stesso tempo, di verificare i risultati raggiunti da questa non politica. Tutto questo appare particolarmente grave nella prospettiva dell’unificazione dei mercati europei, poiché il problema del superamento dei divari tecnologici risulta di difficile messa a fuoco in assenza di un’adeguata base in formativa.