Vi è un più ampio consenso sul fatto che la prolungata fase espansiva (in atto dal 1991) e la significativa stabilità del ciclo reale negli Stati Uniti siano riconducibili, in larga misura, ai criteri di gestione della politica monetaria. Allo scopo di verificare questa tesi, nel primo capitolo del rapporto, si conduce un’analisi della politica monetaria americana a partire dagli anni Sessanta. Questa, negli ultimi due decenni, sembra caratterizzarsi: a) per il ritorno della Fed a un’elevata avversione inflazionistica, che negli anni Sessanta rappresentava il tratto dominante del comportamento di questa istituzione monetaria, ma che negli anni Settanta era stata sacrificata ad altri obiettivi; b) per un’attenzione più pronunciata rispetto al passato (sia per quanto riguarda gli anni Sessanta che gli anni Settanta) verso la stabilizzazione del ciclo economico. È presumibile, peraltro, che l’accresciuta reattività delle autorità monetarie americane rispetto all’andamento dell’output rifletta il comportamento preventivo (rispetto all’inflazione) tenuto dalla Fed (e da altre banche centrali) a partire dagli anni Ottanta. Infatti, allorché lo scostamento tra output effettivo e output potenziale costituisce un efficiente indicatore-anticipatore del tasso di inflazione futuro, il perseguimento di una politica monetaria preventiva e quello di stabilizzare l’output e il ciclo risulta no obiettivi sovrapposti. Ciò è quanto sembra essere accaduto negli Stati Uniti nel periodo recente.