Rapporto Cer 5/1991

Proseguendo l’analisi iniziata nel Rapporto Cer n. 2/1991, questo rapporto intende fornire ulteriore materiale di riflessione per comprendere le ragioni della componente strutturale di inflazione in Italia. Nel primo capitolo si espongono, in primo luogo, i dati del problema. Tra i paesi europei ad inflazione elevata, l’Italia è l’unico nel quale, fin dal 1987, si è arrestato il processo di rientro, O differenziale rispetto all’incremento dei prezzi dei paesi Cee è, anzi, tornato ad aumentare. Né questa sfavorevole situazione ‘può essere attribuita, come avvenne in passato, ad una crescita economica più sostenuta in Italia che negli altri paesi, essendo stato, al contrario, negli ultimi anni più pronunciato il rallentamento della nostra economia. La situazione italiana appare singolare anche perché il peggioramento dell’inflazione relativa si è verificato proprio in un periodo di massima stabilità della lira all’interno dello Sme e di elevata credibilità de politica di cambio stabile. Se l’inflazione non è dunque più attribuibile a pressioni di domanda e sembra sfuggi re anche al controllo del cambio, è necessario cercare in altre direzioni la spiegazione dell’anomalia italiana. Al riguardo si osserva come l’aumento dell’inflazione si associ, in Italia, ad un aumento dei prezzi relativi dei servizi destinabili alla vendita rispetto all’industria, molto più elevato di quello che si riscontra negli altri paesi, anche in quelli affini per regime di cambio. Nel settore dei servizi il vincolo del cambio appare del tutto inefficace. Nell’industria, esposta alla concorrenza internazionale, la morsa del cambio riesce a con tenere i prezzi, mentre una persistente inflazione nel resto dell’economia, alimentando la dinamica dei costi, erode i margini del settore.