Rapporto CER 4/2016

I segnali di ripresa dell’economia mondiale si stanno gradualmente rafforzando, con le aree emergenti che tornano ad assumere un ruolo trainante e una ripresa che si consolida anche in Europa e nel Nord America.
Questo scenario è reso però precario dalla montante domanda di protezionismo e dall’annuncio di politiche che si propongono di arrestare il processo di integrazione economica. La denuncia degli effetti indesiderati della globalizzazione va di pari passo con la rivendicazione di margini di autonomia ritenuti necessari per gestire i grandi processi di trasformazione che hanno investito i sistemi produttivi nazionali.
I dati disponibili mostrano tuttavia che il commercio mondiale ha già subito un forte rallentamento, assestandosi su tassi di variazione solo marginalmente superiori a quelli della produzione. Ciò a causa di mutamenti sfavorevoli intervenuti nella composizione della domanda (a detrimento delle spese caratterizzate da una maggiore capacità di attivare flussi commerciali, in primo luogo gli investimenti) e delle difficoltà specifiche di alcune aree molto aperte agli scambi internazionali (Asia ed Europa). A un livello più profondo, la dinamica del commercio mondiale appare frenata dall’esaurimento della fase più espansiva di sviluppo delle reti produttive internazionali, che in passato aveva funzionato da potente moltiplicatore degli scambi di beni e servizi intermedi.
Su questo quadro di debolezza latente si innescano le rinnovate tensioni protezionistiche, visibili sia nello stallo dei negoziati multilaterali, sia nella battuta d’arresto subita dagli accordi preferenziali, sia, implicitamente, nelle resistenze opposte alla costruzione di un mercato mondiale dei servizi.