Rapporto CER 4/2002

Fino alla presentazione di questa finanziaria il governo si era riconosciuto in una strategia abbastanza definita. Essa poggiava su una forte riduzione della pressione fiscale, su un rilancio massiccio degli investimenti pubblici e, finalmente, sulle virtù dell’iniziativa privata che l’una e l’altra linea di azione avrebbero contribuito a stimolare. Tratto unificante di questa strategia era il desiderio di introdurre nel sistema italiano elementi di economia dell’offerta, ossia di incentivi ritenuti funzionali all’aumento del potenziale di crescita del paese, ridottosi nel passato decennio a causa di un eccessivo aumento del carico fiscale.
La sottovalutazione della fase avversa del ciclo economico, o, se si vuole, un surplus strutturale di fiducia nell’immediato futuro, era in qualche misura coerente con questa nuova scommessa. Nella realtà, il governo non ha giocato con la sorte oltre i limiti del ragionevole. Si è, infatti, intervenuti a più riprese, già prima della finanziaria, per correggere l’evoluzione dei saldi di finanza pubblica. La fedeltà al programma elettorale, tuttavia, ha spinto a ribadire anche nel nuovo contesto (di aggravamento della congiuntura internazionale e di deterioramento dei conti pubblici) l’impegno a un alleggerimento della pressione fiscale. A questo punto, la professione di ottimismo è divenuta necessità.