Presentiamo in questo Rapporto il nostro nuovo esercizio di previsione, che copre il periodo 2024-26. Le stime incorporano un ribasso rispetto alle valutazioni precedenti (Rapporto 4/2022) e nello scenario di base la crescita del prodotto non raggiunge l’uno per cento in nessuno degli anni considerati. Nel dettaglio, ci aspettiamo un aumento del Pil dello 0,9% nel 2024, dello 0,8% nel 2025 e nuovamente dello 0,9% nel 2026. Con più stretto riferimento al primo anno di previsione, indichiamo un tasso di crescita comunque superiore a quello che risulta dal Consenso (fonte Focus Economics).
Pur a fronte delle evidenti tensioni geopolitiche e dell’indebolimento del commercio mondiale, che trasmette condizioni di sofferenza al settore manifatturiero, il ciclo economico italiano trova un fattore di stabilizzazione nella tenuta dei consumi delle famiglie, in un contesto di inflazione calante. Va al riguardo considerato che nel 2023 vi è stato un peggioramento degli indicatori reali, ma al contempo un miglioramento degli indicatori monetari e un forte aumento dell’occupazione. Il saldo di bilancia commerciale è inoltre tornato in ampio attivo, con una differenza positiva nell’ordine dei 60 miliardi di euro con quanto registrato nel 2022. L’impatto dello shock energetico sui conti esteri è stato cioè assorbito per intero e altrettanto può dirsi per la fase di accelerazione dei prezzi. Da questo punto di vista l’economia italiana mostra fondamentali in ordine.
Come analizzato nel Rapporto 1/2023, di fronte all’aumento dei prezzi energetici i salari reali hanno assunto il ruolo di shock absorber e ciò ha consentito di preservare i margini delle imprese, di sostenere l’accumulazione, di preservare la creazione di nuovi posti di lavoro. Ora le retribuzioni nominali stanno in parte recuperando la perdita del passato biennio e il calo dell’inflazione ne accresce il valore reale, sospingendo appunto la spesa delle famiglie.