La ripresa dell’economia mondiale si è fatta più vivace, sostenuta non soltanto dai paesi emergenti e in via di sviluppo, che ne sono ormai da tempo il motore principale, ma anche da un’accelerazione della crescita nelle economie avanzate, superiore a quanto stimato precedentemente. Tuttavia, le previsioni per il 2018 fanno intravedere un nuovo ampliamento della forbice della crescita tra i due raggruppamenti di paesi; sembra dunque riaprirsi la fase di rapida convergenza dei paesi emergenti, che aveva caratterizzato gli anni precedenti alla crisi globale.
Nel 2017 anche l’espansione degli scambi internazionali di beni e servizi è risultata più vivace rispetto al ritmo relativamente lento che si è manifestato a partire dal 2012. Tuttavia, questa accelerazione non ha alterato significativamente la novità che caratterizza la fase in corso, costituita da un drastico abbassamento dell’elasticità apparente degli scambi internazionali rispetto al reddito mondiale.
Questo fenomeno, spiegabile in parte con fattori di natura congiunturale e in parte con l’arresto – se non addirittura l’inversione – del processo di liberalizzazione degli scambi che aveva caratterizzato i decenni precedenti, è stato influenzato anche dal venir meno degli impulsi di amplificazione del commercio di beni e servizi intermedi, legati alla fase più espansiva di costruzione delle reti produttive internazionali.
Inoltre al rallentamento degli scambi ha contribuito il mutamento del modello di sviluppo che si sta manifestando in Cina e in altri paesi asiatici a sviluppo intermedio (India, Indonesia, Malaysia e Thailandia), nei quali la crescita delle importazioni è risultata, a partire dal 2012, nettamente inferiore a quella del prodotto, configurando un forte ampliamento delle quote di mercato interno detenute dalle imprese locali.