Lo scenario economico globale è ancora appesantito dalla crisi europea e dai segni di rallentamento che si intravedono in alcune aree emergenti. Il 2013 si è chiuso con una crescita degli scambi internazionali modesta e allineata con quella del Pil mondiale. Si conferma così una delle anomalie della crisi in corso, in cui l’elasticità del commercio alla produzione è scesa al di sotto dei suoi livelli tendenziali di lungo periodo, configurando il rischio di un rallentamento del processo di integrazione economica internazionale.
Rispetto al periodo precedente alla crisi, gli squilibri nei conti con l’estero di quasi tutti i principali paesi si sono ridotti. Al ridimensionamento del disavanzo statunitense ha fatto riscontro la riduzione dei surplus della Cina e del Giappone. In alcuni paesi emergenti, come Brasile e India, la crescita economica si è tradotta invece in un aumento del disavanzo corrente. In Europa la Germania ha consolidato la sua posizione di forte surplus corrente, mentre i paesi più colpiti dalla crisi hanno fatto registrare una contrazione delle importazioni, che ha ridotto i loro squilibri esterni.
Anche in Italia il pareggio del saldo corrente è il risultato della flessione della domanda aggregata, che si è tradotta in un forte calo degli acquisti dall’estero. Le esportazioni sono state sostenute dalla maggiore vivacità della domanda estera, ma hanno continuato a perdere quote di mercato mondiale, anche rispetto agli altri paesi dell’area dell’euro, malgrado il guadagno di competitività consentito dall’andamento dei tassi di cambio tra il 2008 e il 2012.