Superata una lunga fase di stagnazione, la manovra di bilancio torna oggi a collocarsi in un contesto macroeconomico favorevole. Secondo la previsione del Rapporto, la crescita dell’economia italiana sarà pari all’1,8 per cento nella media del 2006 (il miglior risultato dal 2001), superando il 2 per cento nel corso dei mesi invernali. La spinta propulsiva dovrebbe poi attenuarsi nel passaggio al nuovo anno, per il quale stimiamo un saggio di espansione dell’1,2 per cento, e tornare ad accelerare nel 2009 (1,6 per cento). Nel complesso, il 2006 si configura come un anno di picco congiunturale, all’interno di un quadro di medio periodo positivo.
I consumi delle famiglie e le esportazioni saranno il traino della crescita dei prossimi anni, sostituendosi in questo ruolo alle costruzioni, il cui ciclo è in fisiologico rallentamento, e alla spesa pubblica, il cui incremento rimarrebbe al di sotto dell’uno per cento (1,5 per cento nel passato quinquennio, con picchi del 2 per cento nel 2002 e 2003). Le esportazioni registrerebbero inoltre un saggio di incremento superiore a quello delle importazioni e vi sarebbe un costante guadagno di ragioni di scambio, una combinazione che consentirà di riportare in attivo il saldo commerciale della bilancia dei pagamenti. Già tra il 2006 e il 2007 si passerebbe da un disavanzo di 5,5 miliardi a un surplus di 4,4 miliardi (un miglioramento di sette decimi di Pil); nel 2009, l’avanzo commerciale raggiungerebbe i 13 miliardi (0,8 per cento del Pil). Lungo tutto il periodo di previsione, infine, l’aumento dell’occupazione sarà superiore a quello dell’offerta di lavoro, portando a un continuo abbassamento del tasso di disoccupazione, che potrebbe scendere al di sotto del 7 per cento già nel 2008 (6,6 per cento nel 2009). L’aumento dell’offerta consentirà comunque di evitare l’insorgere di tensioni salariali, contribuendo alla conservazione di un ambiente di stabilità dei prezzi.