In Europa, quasi non ce ne siamo accorti, ma nel 2004 l’economia mondiale ha vissuto un vero e proprio boom. Con un’espansione del prodotto pari al 5 per cento e una crescita del commercio non distante dal 10 per cento, sono stati superati i risultati del 2000, che costituirono l’apice della lunga e celebrata espansione degli anni Novanta. L’economia del dopo 11 settembre cresce quanto, se non più, di prima. Come di consueto, superato il boom occorre evitare che le economie si surriscaldino. In tal senso si stanno orientando le autorità dei paesi che più sono cresciuti. Già in corso d’anno si è avuta un’inversione della politica monetaria nel Regno Unito. La strada della risalita dei tassi di interesse è ora imboccata anche dagli Stati Uniti e dalla Cina. Costituisce un lascito tipico dei periodi di forte espansione anche l’aumento del prezzo delle materie prime. Lo stesso aumento del prezzo del petrolio è indotto oggi, a differenza del passato, dalla determinazione di un eccesso di domanda rispetto a una capacità di offerta troppo rigida nel breve periodo. L’aumento del prezzo del petrolio esercita effetti depressivi sulle prospettive di crescita dell’economia italiana. Le stime predisposte dal Cer misurano in sei dollari il rialzo permanente delle quotazioni petrolifere nel medio periodo. Le simulazioni effettuate mostrano che tale aumento potrebbe tradursi in un aumento di circa mezzo punto del livello dei prezzi e in una riduzione della crescita del Pil di due decimi di punto.