Il ritorno dell’inflazione verso il 3 per cento solleva ovvie preoccupazioni: per la tenuta dell’obiettivo di sta bilità dei prezzi; per le conseguenze sulla competitività delle imprese in un ambiente di cambi europei irrevocabilmente fissi. Abbiamo ritenuto opportuno dedica re uno dei rapporti del Cer ad un esame delle cause della recente accelerazione inflazionistica anche per acquisire elementi sulle prospettive di medio periodo. La nostra analisi giunge a conclusioni rassicuranti.
I numerosi elementi di analisi presentati nel primo capitolo del rapporto consento no di dare una visione completa del processo inflazionistico nel nostro paese. L’aumento dell’inflazione risulta interamente attribuibile all’incremento del prezzo del petrolio, cioè ad un fattore esogeno sul quale né l’autorità monetaria né il comportamento degli agenti possono incidere. Nello stesso capitolo viene fornita una dettagliata analisi sulle modalità con cui l’aumento delle quotazioni petrolifere si è trasmesso ai prezzi finali di vendita della benzina.
Va sottolineato che l’accelerazione dei prezzi resta molto contenuta se si considera che il petrolio è aumentato nell’ultimo anno del 170 per cento e che la benzina, il bene che più direttamente riflette le quotazioni del greggio, è salita di circa il 25 per cento. Nonostante questi sfavorevoli andamenti, il tasso di inflazione italiano resta al di sotto del 3 per cento, molto vicino ai minimi storici. Resta poi ancorata ai minimi storici del 2 per cento l’inflazione al netto delle componenti energetiche ed alimentari, un aspetto che mostra come la trasmissione degli impulsi esogeni legati all’andamento dei mercati delle materie prime sia divenuta molto lenta.