Questo Rapporto è idealmente suddiviso in due parti, la prima riferita a temi italiani ed europei, la seconda dedicata alla Cina. Si tratta di piani di analisi diversi fra loro, ma che presi nel loro insieme contribuiscono a definire il quadro geopolitico in cui viene oggi a trovarsi la transizione energetica europea. Ne risultano vuoti di governance che è opportuno affrontare nei tempi più rapidi possibili, tenendo conto degli elementi di fragilità e di incertezza che il Rapporto mette in evidenza. A cominciare dal fatto che i progressi realizzati dall’Italia (come dagli altri paesi europei) nell’abbattimento delle emissioni sono di assoluto rilievo nella prospettiva storica, ma cionondimeno largamente insufficienti per conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione. Sforzi ulteriori sono dunque richiesti, in un contesto che vede però manifestarsi segnali di disaffezione delle opinioni pubbliche nei confronti degli obiettivi climatici, non perché questi ultimi non siano condivisi, ma perché non vi sarebbe la necessaria disponibilità a farsi carico dei costi richiesti per il loro conseguimento. Non rinviabile appare inoltre la presa d’atto sul ruolo da riconoscere alla Cina nel processo di transizione, dal momento che proprio intorno alle tecnologie verdi questo paese sta consolidando una posizione di leadership internazionale.