La teoria economica contempla la possibilità che i modelli di analisi vadano incontro ad una “rottura dei parametri”, ossia a uno shock che priva di valore predittivo le precedenti funzioni di comportamento. Questo è successo con l’invasione dell’Ucraina, che ha modificato alla radice gli equilibri del Grande Gioco mondiale dell’energia. La frattura ha come epicentro l’Europa e ha tre attori principali. Appunto l’Unione europea, che ha subitaneamente deciso di rinunciare alle forniture russe; la Federazione Russa, che si trova nella necessità di dirottare a est le vendite prima destinate a ovest; e la Cina che si appresta a diventare il principale importatore di energia dalla Russia, scontando prezzi inferiori a quelli di mercato e rafforzando al contempo il ruolo dello Yuan come valuta di riserva. Sullo sfondo, ma con un ruolo da protagonista, si muovono gli Stati Uniti, forti della loro indipendenza energetica e beneficiati dall’accresciuta domanda di gas naturale liquido da parte dell’Unione europea. Dal lato statunitense la convenienza economica è tuttavia limitata e marginale rispetto a quella di altri paesi esportatori di gas e petrolio, presentandosi comunque un problema di vulnerabilità interna all’aumento dei prezzi energetici. Massima è invece la convenienza che gli Stati Uniti tentano di estrarre in termini geo-politici, da una parte contribuendo all’isolamento della Federazione Russa, dall’altra concentrando il confronto economico e diplomatico verso la Cina. Da questo punto di vista, le trasformazioni dei mercati dell’energia possono essere viste come parte del più generale processo di ripensamento della globalizzazione. Un aspetto che chiama in causa grandi programmi di politica industriale da parte di Cina, Stati Uniti ed Unione europea, con al centro il tema delle energie rinnovabili, e che di contro vede in posizione defilata la Federazione Russa. Quel che è certo è che l’equilibrio sui mercati energetici ha assunto natura non cooperativa, di tipo subottimale, con prezzi più elevati e quantità scambiate più basse.