Aggiorniamo in questo Rapporto il quadro di previsione delineato lo scorso novembre, quando prendevano avvio le restrizioni adottate per contrastare la seconda ondata del contagio. I limiti posti alla circolazione delle persone e all’esercizio della libertà di impresa sono stati successivamente estesi al periodo natalizio e, da ultimo, alla Pasqua del 2021. Non sorprendentemente, l’esercizio di previsione viene dunque rivisto al ribasso e modificato nel suo profilo. Stimiamo ora per il 2021 una crescita del Pil del 3,5 per cento, inferiore a quella prospettata per il 2022 (+4,3 per cento). Nel dettaglio trimestrale, valutiamo un’ulteriore flessione del prodotto nel periodo gennaio-marzo (-1 per cento congiunturale) e un moderato recupero (+0,5 per cento) nei mesi primaverili. Il conseguimento del risultato atteso per l’anno è pertanto affidato per intero alle evoluzioni per il secondo semestre, quando riteniamo possibile conseguire un aumento del Pil del 4 per cento (sempre in termini congiunturali), sotto l’ipotesi che la campagna vaccinale vada finalmente a regime. La nostra previsione resta pertanto soggetta a un rischio di ribasso qualora ciò non si verificasse. In ogni caso, valutiamo al momento che alla fine della prossima estate il livello del Pil risulterà sostanzialmente lo stesso di quello registrato alla fine dell’estate 2020. La ripresa dell’economia italiana è cioè in ritardo di un anno, avendo nel frattempo perso parte del suo abbrivio. Il recupero dei livelli di prodotto pre-pandemici è posposto al 2023, anno per il quale stimiamo una crescita del 2,7 per cento.