Rapporto CER 3/2019

La Banca mondiale valuta che fra il fra il 2011 e il 2018 si siano verificati più di 1800 eventi epidemici, con oltre 170 paesi interessati. La probabilità che possa verificarsi una pandemia è dunque bassa, ma non pari a zero. Nell’analisi della stessa Banca mondiale, era però considerata nulla la probabilità che i paesi occidentali potessero soffrire di un serio danno economico per l’esigenza di contrastare un contagio sanitario. La diffusione del Covid-19 fra la popolazione italiana segna, per questa ragione, una frattura nelle aspettative e ci proietta all’interno di uno scenario del tutto nuovo, ormai certamente caratterizzato da una recessione globale di ampie dimensioni. Un’eventualità che ancora alla fine della seconda decade di febbraio non era stata presa in considerazione. Le stime sull’impatto del Coronavirus si limitavano infatti a dare misura delle possibili ripercussioni che sarebbero derivate sul commercio mondiale dall’interruzione delle produzioni cinesi. Il canale di trasmissione era prevalentemente identificato nell’interruzione delle catene globali del valore e per lo più circoscritto al settore manifatturiero esposto alla concorrenza internazionale. Possiamo oggi dire che quegli effetti si manifesteranno, ma con dimensioni assolutamente trascurabili, nell’ordine di qualche decimo di punto. Poca cosa rispetto alla contrazione del prodotto che sta avendo luogo in Italia e che cominceremo presto a registrare in altri paesi avanzati. L’impatto più rilevante non passa infatti per la rarefazione dell’offerta collocata all’origine degli scambi internazionali, ma per le restrizioni poste alle abitudini di consumo dei cittadini, che si trovano improvvisamente nella condizione di non poter spendere, a causa della chiusura imposta agli esercizi commerciali o perché comunque limitati nei propri spostamenti. Non dunque shock da offerta, ma shock da domanda, che passa anche attraverso il canale del commercio mondiale, perché si riduce la domanda di esportazioni dei paesi contingentati nelle scelte di consumo. A tutti gli effetti uno shock, quello attuale, che trova innesco in un eccesso forzoso di risparmio rispetto agli investimenti e che rimanda per questo alla necessità di adeguati interventi di politica economica.