
Nell’ormai lontano 1997, Martin Feldstein avvertiva i paesi europei che il costo economico della moneta unica avrebbe sopravanzato i suoi benefici. Soltanto un rafforzamento del processo di integrazione politica avrebbe, pertanto, fornito stabilità e prospettiva alla costituenda area dell’euro. Per un decennio, l’esperimento della moneta unica è sembrato, tuttavia, funzionare egregiamente. Per via di una crescente integrazione finanziaria, i paesi periferici beneficiavano di un abbattimento del costo del capitale, che offriva loro un’apparente compensazione per la perdita dello strumento di cambio. La domanda aggiuntiva così generata sosteneva la debole congiuntura della Germania, che non doveva più confrontarsi con le svalutazioni competitive dei propri vicini europei. Ma come spesso avviene, i processi evolutivi guidati dai movimenti di capitale non erano coerenti con un equilibrio stabile di lungo periodo.