Rapporto CER 2/2004

Nel momento stesso in cui si consolidano i segnali di ripresa, tornano a manifestarsi gli affanni della finanza pubblica. Spinta dagli andamenti dell’economia internazionale, anche l’Italia dovrebbe finalmente sperimentare un’accelerazione della crescita. Nelle stime del Cer, l’aumento del Pil è pari all’uno per cento nel 2004, all’1,8 per cento nel 2005, all’1.9 per cento nel 2006-2007; le nostre valutazioni fissano però al 3,5 per cento il valore tendenziale dell’indebitamento pubblico nel 2004, si sale al 4,2 per cento nel 2005; ci si attesta appena al di sotto di questo livello nell’ultimo biennio della previsione. La maggiore crescita non è sufficiente ad escludere la necessità di interventi correttivi sui conti pubblici. Le stime di crescita presentate nel Rapporto possono sembrare modeste. In effetti, non diamo interamente credito ai dati di contabilità nazionale del primo trimestre, che hanno registrato una crescita del prodotto sensibilmente superiore alle attese. Diversi motivi giustificano la nostra prudenza. Da un punto di vista contabile, nella previsione del 2004 occorre incorporare un contributo negativo delle scorte, fenomeno fisiologico dopo il forte accumulo di giacenze, superiore allo stesso aumento di Pil, verificatosi nel passato biennio. Da un punto di vista strutturale, continua ad essere piatto l’andamento della produzione industriale, di cui gli indicatori anticipatori non prefigurano un prossimo rimbalzo. Dal momento che i dati non consentono di individuare il passaggio del testimone della crescita al settore terziario, le difficoltà dell’industria rallentano la ripresa dell’economia italiana. Infine, va considerato che il potenziale di sviluppo del nostro paese è oggi collocabile in un intervallo compreso fra l’1,4 e l’1,6 per cento. In assenza di rafforzamenti strutturali, quelli appunto che tardano a giungere dall’industria, saggi di espansione superiori a quelli da noi indicati rischierebbero di ingenerare tensioni inflazionistiche.