Una struttura del costo del lavoro anomala; l’elevato livello dei tassi di interesse; il cambio reale della lira sopravvalutato; una politica fiscale che penalizza in genere il sistema produttivo e, in particolare, l’accumulazione; una rete di servizi e di infrastrutture lontana dagli standard europei; un sostegno insufficiente per lo sviluppo delle imprese più piccole; un impegno pubblico per la promozione della ricerca e dell’innovazione ancora inadeguato sia per dimensione che per qualità: sono i temi, ricorrentemente evocati dal mondo imprenditoriale, che compongono un ideale cahier de doléances stilato in nome della competitività dell’industria.
Le novità e i mutamenti di uno scenario macroeconomico caratterizzato dal progressivo convergere delle politiche economiche dei paesi europei spingono a riprendere in esame alcuni dei problemi sottolineati dagli imprenditori; si tratta di saggiar ne l’effettiva consistenza nelle condizioni attuali, cercando a un tempo di verificare il grado di manovrabilità ed efficacia dei diversi strumenti attivabili in vista di una loro soluzione.
In effetti, il mutare dello scenario macroeconomico sembra aver ristretto gli spazi per le manovre realizzate in passato al fine di recuperare competitività. Al contempo la natura strutturale dei problemi della nostra industria spinge a concentrare l’attenzione su leve meno vincolate e oggi più omogenee ai tradizionali obiettivi: misure che hanno direttamente, o anche solo indirettamente, una valenza strutturale di carattere selettivo.