Rapporto Cer 2/1988

I rischi di instabilità finanziaria insiti nell’attuale situazione, caratterizzata da un volume anormalmente elevato e crescente di debito pubblico, sono stati più volte richiamati negli ultimi tempi. Si è anche richiamata da più parti la sostanziale incompatibilità ditale situazione del debito pubblico con il perseguimento di un tasso di crescita elevato in condizioni di stabilità monetaria e finanziaria, rispettando allo stesso tempo i vincoli di equilibrio esterno, di mantenimento della lira nel Sistema Monetario Europeo, e di completamento del processo di liberalizzazione e integrazione internazionale. Esiste, perciò, una larga convergenza di opinioni sull’opportunità o necessità di rallentare, e poi fermare e invertire, la crescita del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo; ma esiste anche una grande varietà di proposte sul modo in cui farlo. Nel primo capitolo, sono richiamate le principali proposte recentemente formulate, e si mostra che molte di esse sono illusorie o impraticabili. Anche l’assenza di interventi diretti esplicitamente a frenare entro tempi definiti la crescita del rapporto tra debito pubblico e PIL comporta rischi in prospettiva sempre più gravi. Lo scenario tendenziale elaborato nel primo capitolo mette in luce l’accrescersi dei rischi di instabilità finanziaria e di insostenibilità del debito pubblico, anche se non è in grado di valutare gli effetti dell’eventuale manifestarsi di una crisi che potrebbe essere causata da uno shock esterno o da un peggioramento delle aspettative. Quest’ultimo potrebbe essere provocato dalla stessa continua crescita dell’incidenza del debito pubblico sul Pil, che passa dal 95% nel 1988 a oltre il 114% nel 1992.