Il rallentamento in cui è incorsa l’economia italiana a partire dalla seconda metà del 2024 può avere diverse chiavi di lettura. Una prima interpretazione rimanda al venire meno degli impulsi straordinari forniti dal super bonus agli investimenti in costruzioni e dunque al rientro del ciclo di crescita verso valori in linea con il potenziale, che seppure in rafforzamento rispetto al precedente decennio rimane comunque inferiore all’uno per cento.
Una seconda lettura può invece mettere in rilievo la flessione degli investimenti diversi dalle costruzioni, associandola alle difficoltà che da quasi due anni incontra il settore manifatturiero, nonché all’aumento dei tassi di interesse. Da questo punto di vista potrebbe prefigurarsi un tipico arretramento recessivo, indotto dalla politica monetaria e portatore dei consueti problemi legati al ritardo con cui l’economia reale risponde agli stimoli della banca centrale.
Una terza valutazione può considerare come elemento centrale la difficoltà che le famiglie incontrano nell’adattare le proprie decisioni di spesa alle conseguenze dello shock inflazionistico del passato biennio. Se è infatti vero che lo shock è in media pienamente rientrato, è anche vero che il prezzo di alcune categorie di beni e servizi, con riferimento in particolare agli alimentari e all’abitazione, hanno registrato un vero e proprio salto di livello per cui, pur a fronte di un recupero del potere d’acquisto, le famiglie si trovano a fronteggiare una aumentata rigidità nella composizione dei consumi.
Un’ultima lettura può infine mettere in risalto l’impatto legato al ritorno della politica di bilancio su un sentiero di contenimento del deficit, che determina il definitivo esaurirsi degli spazi di manovra di cui si era venuti a disporre a seguito della pandemia e che hanno beneficiato l’economia italiana con un temporaneo allontanamento dal consueto ambiente di restrizione fiscale.
Tutte queste interpretazioni contengono naturalmente elementi di verità, senza che nessuna escluda l’altra, e a seconda della lettura che si ritiene prevalente, l’attuale stato della congiuntura può essere considerato sintomatico di una normalizzazione degli andamenti di fondo o piuttosto di una nuova crisi strutturale. Le valutazioni proposte in questo Rapporto vanno in direzione della prima interpretazione, prospettando un ciclo di crescita leggermente espansivo intorno a un valore di potenziale collocato fra lo 0,5% e lo 0,7%.