Lo scenario post-pandemico ha assunto tratti marcatamente espansivi. Le misure di sostegno con cui sono stati preservati il potenziale produttivo e i redditi delle famiglie nel corso dei lockdown e ora i massicci programmi di investimento pubblico hanno accelerato l’uscita dalla compressione pandemica e avviato una fase di crescita che appare, al momento, robusta quanto duratura. Anche perché la fissazione di ambiziosi obiettivi per la “transizione gemella” (ecologica più digitale) rappresentano un formidabile volano per la riconversione dei sistemi produttivi e al contempo sospingono una ricomposizione delle preferenze di spesa dei consumatori. Nell’odierno rimbalzo degli indicatori di domanda ci sono dunque componenti strutturali non meno rilevanti dei fattori di recupero congiunturali dalla recessione pandemica.
Per quanto del tutto coerente con le fasi del ciclo pandemico identificate dalla letteratura, il balzo della domanda sembra aver colto di sorpresa i mercati internazionali delle materie prime e di altri servizi quali i noli marittimi. Un esito che potrebbe derivare da un evidente contrasto: se i produttori nazionali sono stati preservati dalle politiche pubbliche, l’assenza delle stesse potrebbe essere alla base di fenomeni di disruption delle catene globali del valore che, quasi per definizione, non ricadono sotto la tutela degli interventi governativi. Un tema che merita ulteriori esplorazioni ma che per il momento determina un consistente aumento dei prezzi internazionali, che non manca di ripercuotersi sulla filiera dei prezzi interni di tutti i principali paesi.