Nel corso del 2002 la politica monetaria dei principali paesi industrializzati è rimasta espansiva. Negli Stati Uniti la Fed ha ridotto ulteriormente i tassi di mercato monetario: tra gennaio e dicembre il tasso di interesse sui federal funds è sceso di 50 punti base, passando da 1,75 a 1,25 per cento, toccando un minimo storico. Gli effetti espansivi connessi alla riduzione dei tassi sono stati rinforzati dal deprezzamento del dollaro, che nell’anno appena trascorso è stato del 20 per cento rispetto all’euro e del 10 per cento rispetto allo yen.
Nonostante il deprezzamento del dollaro, nel 2002, il disavanzo delle partite correnti degli Stati Uniti dovrebbe aver raggiunto il 4,6 per cento del prodotto interno lordo. Se si esclude il dato del 1991, quando a pagamenti speciali legati alla Guerra del Golfo conseguì un lieve avanzo, sono ventuno anni consecutivi che il saldo delle partite correnti americane è negativo. In questi anni il disavanzo di parte corrente è stato compensato da flussi di capitali dall’estero: tra il 1996 e il 2001 l’afflusso di capitali dall’estero è stato così ingente da determinare un apprezzamento del dollaro.