Nel corso del 2001 la politica monetaria dei paesi industrializzati ha assunto caratteristiche decisamente espansive. Particolarmente incisiva è stata l’azione della Federal Reserve che nell’anno appena trascorso ha operato 11 riduzioni successive del tasso d’interesse sui federal funds: quest’ultimo nei dodici mesi terminati a gennaio 2002 è sceso dal 6,5 all’1,75 per cento. L’azione della Federal Reserve, come quello delle altre principali banche centrali, è stata volta a sostenere il ciclo reale americano che, dopo l’inversione del ciclo verificatosi a metà 2000, ha evidenziato nel corso del 2001 un pronunciato rallentamento: nel terzo trimestre dell’anno appena trascorso la variazione del Pil americano è risultato (per la prima volta dall’inizio degli anni Novanta) negativo.
Tuttavia, diverse da quanto previsto sembrano essere le cause della fase recessiva degli Stati Uniti. Come noto, da parte di molti economisti si riteneva che la caduta dei corsi azionari (verificatosi a partire da marzo 2000) avrebbe determinato una significativa caduta dei consumi delle famiglie americane e un ritorno dalla propensione al consumo delle medesime su livelli normali. Niente di tutto ciò si è verificato. Come evidenziato nel primo capitolo di questo rapporto, la domanda di consumo delle famiglie, relativamente al contesto di debolezza ciclica dell’economia americana, si è rivelato straordinariamente elevata. La tenuta della domanda di consumi deve essere attribuita alla sostenuta dinamica del reddito disponibile delle famiglie. Tale dinamica è derivata non dalle fonti di entrata e dall’andamento dei redditi da lavoro, quanto piuttosto dall’evoluzione delle imposte sui redditi familiari e degli interessi passivi: la diminuzione del carico fiscale e quella del livello dei tassi di interesse hanno sostenuto il reddito delle famiglie. Nell’attuale fase recessiva, leva fiscale e leva monetaria hanno contribuito al miglioramento della crescita del reddito disponibile dei privati per oltre 3 punti percentuali contro un valore di appena 7 decimi di punto nella recessione precedente, quella del 1991-92.