Rapporto CER 1/2001

Il rallentamento dell’economia statunitense rende particolarmente incerte le prospettive del quadro internazionale. Ancora una volta, l’incertezza si trasmette attraverso il canale finanziario. All’inversione del ciclo reale, la banca centrale americana ha fornito una risposta canonica, ribassando di 150 punti base i tassi di interesse. Come si dà conto nei primo capitolo del rapporto, è probabile che questa manovra sia sufficiente a scongiurare una recessione negli Stati Uniti e a portare il tasso di crescita del PiI verso il 2 per cento già il prossimo anno. Per l le ripercussioni dovrebbero dunque limitarsi ad un temporaneo rallentamento della domanda di esportazioni, non tale da pregiudicare il mantenimento di tassi di crescita vicini al 3 per cento per tutto il periodo considerato. Su questa ipotesi basiamo il nostro esercizio di previsione per l’economia italiana. Vi è tuttavia il rischio che la situazione americana si riveli difficile da gestire attraverso le consuete leve della politica economica. La decelerazione del prodotto si accompagna infatti ad una caduta dei corsi azionari, che penalizza i redditi delle fami glie e tende ad accrescere la propensione al risparmio, riducendo di conseguenza la dinamica dei consumi. Questa evoluzione è naturale per un’economia, quale quella statunitense, caratterizzata da un forte indebitamento del settore privato e da una propensione al risparmio praticamente nulla; tenderebbe a propagarsi ad altri paesi attraverso i mercati borsistici. La correzione degli indici azionari interessa anche l’Europa, dove i mercati non riescono evidentemente a scontare le favorevoli condizioni di sviluppo della domanda interna.