La pausa estiva vede l’economia italiana allineata alle previsioni di crescita assunte nel DEF per il 2024, ma per il 2025 si delinea la probabilità di un rallentamento. Nell’aggiornamento della previsione che illustriamo in questo Rapporto la stima sull’incremento del prodotto nel prossimo anno viene infatti ribassata allo 0,6% (due decimi in meno rispetto alla nostra precedente valutazione e sei decimi al di sotto del dato programmatico). La variazione del PIL è poi attesa risalire allo 0,8% nel 2026, per stabilizzarsi allo 0,7% nel 2027. Considerando il triennio nel suo insieme, prevediamo un aumento cumulato del Pil del 2,1%, a fronte del 3,2% indicato dal governo. Stimiamo inoltre che il principale contributo alla crescita provenga dai consumi delle famiglie (1,3 punti nel periodo), mentre la spinta fornita dagli investimenti scenderebbe a tre decimi di punto, con un apporto sostanzialmente nullo proveniente dalle esportazioni nette. In senso moderatamente positivo agirebbe anche il ciclo delle scorte, con un contributo di 5 decimi concentrato nel biennio 2025-26. Punti qualificanti della previsione sono poi un attivo di parte corrente stabilmente al di sopra dei 50 miliardi di euro, un tasso di disoccupazione che a fine periodo tornerebbe al punto di minimo toccato nel lontano 2007-2008 il rientro dell’inflazione all’obiettivo del 2% e la discesa dell’indebitamento pubblico al di sotto del 3%.