Nel corso degli ultimi due anni i sistemi bancari hanno contribuito a rendere meno profonda la crisi facendo fluire il credito lì dove necessario e resistendo, anche grazie agli interventi statali, ad una crisi economica particolarmente grave. Lo scenario è mutato rapidamente nel corso del mese di marzo 2023, quando, in rapida successione, 4 banche sono finite in dissesto e altre hanno mostrato fragilità, facendo diventare il sistema bancario, nuovamente, l’epicentro dell’instabilità. Era dal 2008 che non si registravano fallimenti bancari di importanza simile a quelli manifestatisi nel 2023 ed era più di un decennio che non si assisteva ad una massiccia e rapida fuga di depositi da un istituto bancario. Situazioni che sembravano essere ormai state risolte si sono ripresentate in tutta la loro gravità, mettendo in discussione la solidità delle banche e creando un potenziale effetto contagio a livello internazionale. Tuttavia, è bene evidenziare che i dissesti negli Stati Uniti sono avvenuti dopo un periodo di parziale ritorno al passato, con lo smantellamento di alcune regole imposte dopo la crisi finanziaria del 2008, e che Credit Suisse era reduce da una lunga serie di scandali che ne avevano minato la solidità e la credibilità in modo strutturale. A prescindere dalla motivazione, casi di questo genere, seppur tamponati rapidamente dalle autorità, fanno emergere dubbi sulla efficacia delle azioni di vigilanza e insinuano tra operatori finanziari e risparmiatori una insicurezza che potrebbe generare un effetto domino nel sistema finanziario. Nell’Area euro, invece, l’insicurezza parte dal sistema bancario tedesco che da diversi anni non brilla in quanto a redditività e, probabilmente, deve ancora risolvere alcuni problemi strutturali.
Queste scosse sismiche si sono manifestate nonostante il 2022 si sia rivelato un anno migliore delle attese, anche in presenza di un’inflazione elevata, della guerra in Ucraina e dei primi effetti restrittivi indotti dal rialzo dei tassi di policy. Nonostante questo contesto difficile, non si sono però concretizzati i timori di una recessione, soprattutto per le nazioni europee più legate al mercato russo e, in generale, più soggette ad un vincolo esterno per le forniture di materie prime energetiche. Le economie sono riuscite ad assorbire senza effetti devastanti lo scenario di alti prezzi delle materie prime e allo stesso tempo famiglie e imprese sono riuscite a superare un periodo con tassi di inflazione che non si registravano da circa 40 anni, aiutate dagli aiuti varati dai Governi nazionali. In generale, quindi, i sistemi economici hanno reagito prontamente al mutato contesto internazionale e le previsioni più negative non si sono manifestate.