Il 2021 ha segnato una netta ripresa delle economie, ma l’evoluzione del ciclo continua ad andare di pari passo con le ondate della pandemia. Si continua ad assistere a periodi di rallentamento seguiti da accelerazioni. Tuttavia, con il passare dei mesi, soprattutto grazie alle vaccinazioni, le misure di restrizione sono diventate sempre meno ferree e ciò ha evitato nuove drastiche quarantene con conseguenti recessioni. In generale, quindi, nei Paesi più avanzati, si sta passando da una fase di emergenza ad una di convivenza con il virus. Vaccini, cure migliori e varianti meno aggressive del virus stanno rendendo sempre meno difficile la gestione della pandemia.
In questo contesto moderatamente positivo è interessante sottolineare la situazione dell’economia tedesca: nel quarto trimestre 2021, mentre il Pil dell’Area euro è cresciuto dello 0,3% a livello congiunturale, il Pil della Germania si è contratto dello 0,7%. La negativa congiuntura tedesca è collegata alle difficoltà delle catene internazionali della produzione, che vedono la Germania al centro di molti processi produttivi, e anche ad alcuni problemi con l’export verso la Cina. Nel 2021 il motore produttivo dell’Area euro non ha contribuito alla crescita e le difficoltà sembrano dover proseguire anche nel 2022. La Germania, quindi, si trova in un periodo di stagflazione, visto che l’inflazione ha superato il 5% e la crescita è molto lenta, considerando il confronto con gli altri Paesi sviluppati. Emblematico è il dato di crescita tendenziale del quarto trimestre 2021: mentre l’Area euro segna un +4,6% e i maggiori Paesi dell’Eurozona sono oltre il +5%, la Germania mostra una crescita tendenziale pari solo a +1,4%. È una situazione che dovrebbe far riflettere i falchi della politica monetaria, perché una eccessiva restrizione potrebbe portare in recessione l’economia centrale dell’Area euro, con le negative conseguenze che si possono immaginare.