Rapporto Banche 2/2017

L’anno che si è appena concluso è stato denso di ostacoli per l’industria bancaria italiana. Si sono infatti portati a conclusione, non senza difficoltà, i lunghi processi di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, l’ingente aumento di capitale da parte di Unicredit e, in proporzione alla capitalizzazione, anche di Carige, mentre quello di Creval verrà finalizzato solo nel corso del 2018 e sono arrivati a conclusione i processi di vendita delle quattro banche popolari sottoposte a risoluzione a fine 2015. Si può quindi presumere che le situazioni più delicate siano state ormai affrontate e definite. Rimangono però ancora elementi di criticità.

Lo stock dei crediti dubbi, pur segnalando una riduzione rispetto ai livelli registrati negli anni passati, si mantiene ancora su una dimensione molto elevata rispetto all’ammontare degli impieghi erogati. Tra i principali paesi europei l’incidenza dei non-performing loan (NPL) italiani risulta essere tra le più elevate e richiederà nei prossimi anni ulteriori sforzi per essere ridotta. Allo stesso tempo, il peso degli NPL è un fattore di debolezza per le banche in quanto le espone di più all’incertezza legata al potenziale peggioramento del ciclo economico nel caso in cui si dovessero manifestare alcuni dei rischi al ribasso per l’economia mondiale, come ad esempio l’intensificarsi delle tensioni geopolitiche tra Usa, da un lato, e Medio-Oriente e Corea del Nord, dall’altro.

 

Sommario e conclusioni