Rapporto Banche 1/2004

L’insieme degli strumenti descritti in questo Rapporto, sia che si faccia riferimento alla congiuntura più recente, sia che si considerino le traiettorie attese, non fa che confermare e rafforzare i giudizi positivi, ma anche alcuni timori, espressi nell’edizione precedente; e questo nonostante un quadro di contorno che di giorno in giorno si mostra sempre più deludente. Se l’economia mondiale sembra aver imboccato una nuova fase di forte ripresa, l’economia italiana ristagna, ancor più di quanto avviene e dovrebbe avvenire per il resto dell’area dell’euro: quest’anno il prodotto interno lordo dovrebbe crescere per il terzo anno consecutivo meno dell’1 per cento, fatto mai accaduto nella storia italiana, almeno da quando disponiamo di statistiche omogenee. In seguito la crescita dovrebbe lambire il suolo italiano raggiungendo il livello del 2 per cento solo nel 2006: a far da freno dovrebbe contribuire il saldo estero dove proseguirebbe la continua caduta della quota delle quote dell’export italiano; debole ma in ripresa la domanda di consumi delle famiglie italiane, ancor meglio, ma uscendo da una situazione di forte depressione, dovrebbe andare la domanda di investimenti. A fronte e a dispetto di questo deludente quadro generale, l’attività delle banche si è mostrata e dovrebbe continuare a mostrarsi piuttosto tonica. La crescita degli impieghi, una volta depurata da andamenti accidentali del settore finanziario, è risultata decisamente eccedente rispetto al sottostante quadro economico, e non solo per merito della domanda di mutui da parte delle famiglie consumatrici, che come noto sono soggette a un processo di catching up rispetto ai livelli prevalenti nel resto d’Europa: da rilevare, infatti, che anche la domanda di impieghi da parte del settore produttivo è rimasta sostanzialmente in elastica rispetto alle dinamiche cicliche, soprattutto per quel che concerne il comparto a mediolungo termine. Sembra dunque che sia fortemente aumentata la propensione all’indebitamento bancario da parte della totalità degli attori economici nazionali: nel Rapporto sosteniamo che, anche considerato il basso livello del costo del credito e il processo di ricomposizione temporale del debito, un certo aiuto all’intermediazione creditizia può essere dovuto alle recenti disavventure occorse nei mercati concorrenti al credito bancario.