Rapporto Banche 1/2018

Il 2017 ha rappresentato il primo anno di inversione per l’industria bancaria italiana dal momento dello scoppio della crisi economico-finanziaria. Dopo aver portato a compimento i processi di salvataggio che hanno riguardato diverse banche italiane, di grande, media e piccola dimensione, le prospettive future sono senz’altro più rosee, anche se permangono alcune criticità.
Lo scorso anno le banche italiane sono tornate nel complesso a produrre utili. Il risultato è stato comunque insoddisfacente se confrontato con il periodo pre-crisi. Il Return-on-Equity (ROE) si è fermato all’1,5% nel 2017, ma è stato il frutto esclusivamente di poste straordinarie pari a oltre 9 miliardi. Nel periodo 2000-2006 era stato mediamente pari al 9,4%. Pesa sulla bassa redditività, oltre alla sempre più forte concorrenza del comparto extra-bancario (fintech), il protrarsi dei bassi tassi d’interesse che comprimono il flusso degli interessi attivi generati dai finanziamenti erogati. Incide inoltre in modo significativo il peso dei non-perfoming loan (NPL).
Rispetto agli altri sistemi bancari rimane ancora da attuare un considerevole sforzo per riportare l’incidenza dei crediti dubbi verso valori di sicurezza. Un eventuale rapido peggioramento del ciclo economico internazionale potrebbe infatti rallentare il processo di riduzione dei NPL.
Lo stock di crediti dubbi è in netta riduzione, complice il miglioramento macroeconomico, l’intensa fase di pulizia dei bilanci, attuata anche a fronte dei piani di risanamento e salvataggio dei casi più delicati, e alcune modifiche regolamentari e di vigilanza, come l’introduzione dell’IFRS9 e l’addendum della BCE.