RIPARTE CON VIGORE IL PROCESSO DI CENTRALIZZAZIONE DEL CAPITALE NEL SETTORE ENERGETICO STATUNITENSE
Tra la seconda metà del 2020 e il 2021, nel settore dell’energia degli Stati Uniti d’America, si verificò un’ondata di fallimenti, liquidazioni, fusioni, acquisizioni dei capitali nazionali ad opera di altri capitali nazionali, ma non stranieri, a causa della crisi pandemica che determinò una forte contrazione della domanda mondiale di petrolio (-11% circa dei consumi globali, pari a quasi 9.000.000 b/g) con conseguente crollo del prezzo del barile. Capitali di piccole e medie dimensioni, come le società Noble Energy, Parsley Energy, OneStim, Wpx Energy, Concho Resources, Noble Midstream Partners, nonostante l’intervento in loro soccorso di una parte del potere politico statunitense (precisamente, l’allora commissario alle Ferrovie texane, Ryan Sitton) finirono in gran parte sotto il controllo di ExxonMobil, ConocoPhillips e Chevron, espressione dell’American Petroleum Institute (grande capitale USA), o di major di medie dimensioni, ma più strutturate.
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