Il misery index delle famiglie italiane (nuovo indicatore CER)

Negli anni Settanta, Arthur Okun proponeva di misurare il disagio sociale di un paese attraverso un semplice indicatore, costituito dalla somma dei tassi di disoccupazione e di inflazione. Erano gli anni della stagflazione e quell’indicatore, denominato misery index, esprimeva efficacemente il dilemma della politica economica,sempre più impossibilitata a percorrere il trade-off fra crescita e inflazione. Nel corso del tempo il misery index ha progressivamente perso di rilevanza, dapprima per il ritorno a generalizzate condizioni di stabilità dei prezzi, poi per una prolungata flessione dei tassi di disoccupazione. Fino alla grande crisi del 2009, che ha segnato una frattura nei percorsi di sviluppo delle economie occidentali e ancor più ha posto fine alle condizioni di quieta esistenza dell’Unione monetaria europea. Vogliamo quindi riproporre il misery index come chiave di lettura degli andamenti recenti dell’economia italiana, per sottolineare gli effetti particolarmente pronunciati che la nuova recessione sta esercitando sulle famiglie. L’augurio è che la ritrovata significatività del misery index sia solo un fatto temporaneo, e non il segnale di un permanente deterioramento del disagio sociale del nostro paese.

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