Aggiornamento previsioni

AGGIORNAMENTO PREVISIONI

Forniamo di seguito un ultimo aggiornamento dell’esercizio di previsione impostato nel Rapporto 3/2009. Completiamo in questo modo la ricostruzione del quadro tendenziale, sul cui sfondo verrà elaborato il nuovo esercizio di previsione, che sarà diffuso nel mese di giugno con il Rapporto 2/2010, e nel quale si terrà compiutamente conto delle evoluzioni collegate alla crisi greca e dell’intervento correttivo sui conti pubblici annunciato dal Governo italiano.
I risultati dell’aggiornamento sono confrontati con le stime governative più recenti, pubblicate ad Aprile con la Relazione Unificata sull’Economia e la Finanza Pubblica. Ciò consente di verificare se e in quale misura il nostro scenario tendenziale si discosti da quello governativo, che a sua volta si presta ad essere modificato per l’adozione di nuove misure correttive di finanza pubblica.
Per quanto riguarda la crescita del prodotto, le stime del Cer per il 2010 sono in linea con quelle del Governo, con una lieve differenza (0,9% invece di 1%), dovuta a una diversa valutazione del contributo delle esportazioni nette: positivo per il Governo, negativo per il nostro Istituto. Va peraltro sottolineato che il Cer stima, rispetto alla Ruef, una dinamica più pronunciata per entrambe le componenti del commercio estero: per le esportazioni 4 invece che 2,9%; per le importazioni 4,3 invece che 2,7%. La maggiore vivacità del commercio è alla base di una valutazione più favorevole espressa anche per gli investimenti, che nell’aggregato sono attesi in aumento dell’1,9% (0,2% nella Ruef). Sostanzialmente identiche sono le valutazioni espresse dal Cer e dal Governo in merito alla variazione dei consumi finali interni.
Maggiori differenze si riscontrano per il biennio 2011-2012: nella Ruef si stima una graduale accelerazione della crescita (1,5 e 2%), arrivando a prefigurare un saggio superiore a quello pre-recessivo. Nella valutazione del Cer, al consistente recupero ciclico del 2010 segue un assestamento dei tassi di crescita all’1,1-1,2%, coincidenti con il più basso valore del prodotto potenziale ereditato dalla recessione del 2008-2009. In altre parole, nelle attuali condizioni, non riteniamo vi siano elementi che possano condurre a una fase espansiva vera e propria, né a saggi di crescita superiori a quelli conseguiti, in media, nella prima parte del decennio. La maggiore prudenza delle nostre stime riguarda, nel biennio 2011-2012, tutte le componenti della domanda.
La diversa valutazione sulle dinamiche di crescita influisce sulle previsioni del mercato del lavoro. Già per il 2010 la stima del Cer indica per il tasso di disoccupazione un valore (9%) superiore a quello proposto nella Ruef (8,7%); la differenza si accentua nel 2011, quando il Cer prefigura un ulteriore aumento della disoccupazione (9,3%), laddove nella valutazione ufficiale si ritiene possibile una diminuzione all’8,5%. Il tasso di disoccupazione torna a scendere nel 2012 secondo la previsione del Cer (8,8%), continuando a collocarsi al di sopra della stima Ruef (8,2%).
Le previsioni del Cer, al pari di quelle della Ruef, prefigurano uno scenario di stabilità inflazionistica per tutto il periodo. Di rilievo è la moderazione dei prezzi del commercio estero rispetto agli andamenti pre-recessivi, fatto che, in previsione, delinea il venire meno della possibilità, per la nostra impresa esportatrice, di aumentare i prezzi in misura almeno uguale a quella delle quantità.
Venendo alla finanza pubblica, nel nostro aggiornamento stimiamo l’indebitamento 2010 pari al 5,5% del Pil, mezzo punto al di sopra dell’obiettivo programmatico. La nostra stima torna a convergere sul valore a legislazione della Ruef nel 2011 (4,8%). Ciò è dovuto a una diversa valutazione in merito alla risposta delle entrate tributarie al recupero del ciclo: nella nostra valutazione, tale recupero si distribuisce nel biennio 2010-2011; secondo la Ruef il recupero delle entrate potrebbe manifestarsi appieno già nell’anno in corso.
Nel 2012 lo scostamento della nostra previsione di indebitamento torna a discostarsi da quella della Ruef, ma in una misura contenuta a 6 miliardi di euro. A motivo della nostra stima di minor crescita cumulata nel triennio, questa differenza si traduce in una costanza dell’indebitamento al 4,8% del Pil, a fronte del 4,3% stimato dal governo nell’ipotesi di legislazione vigente. Si tratta di una differenza di piccole dimensioni, che potrebbe tuttavia risultare significativa ai fini della valutazione della correzione necessaria a conseguire i nuovi e più ambiziosi obiettivi di indebitamento annunciati dal governo per il prossimo biennio.

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