
La politica monetaria si è avviata su un percorso di graduale espansione. L’inflazione è in fase di rallentamento, ormai molto vicina ai valori obiettivo delle Banche Centrali, e le temute spirali inflazionistiche non si sono materializzate. La restrizione operata sul fronte dei tassi di policy ha consentito di raffreddare i prezzi. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie alla riduzione dei prezzi delle materie prime, in primo luogo di quelle energetiche. Tuttavia, si torna ad evidenziare che, mentre sui tassi di interesse si è già andati oltre la fase di massima restrizione, sul fronte della liquidità il drenaggio è stato solo parziale. È utile ricordare questa situazione perché, nei prossimi trimestri, gli effetti espansivi del taglio dei tassi di policy potrebbero essere in parte compensati sui mercati dalla riduzione della liquidità.
Le banche centrali appaiono un po’ meno prudenti nella gestione della fase di allentamento. La BCE ha già ridotto due volte i tassi e, in modo informale, ha già preannunciato altri tagli. La Federal Reserve, invece, ha deciso di tagliare subito di mezzo punto il tasso sui fondi federali. Nell’Area euro la riduzione dei tassi è favorita dal combinato disposto di un’inflazione ormai vicina all’obiettivo e da un ciclo economico molto fiacco. L’assenza di particolari tensioni sul fronte delle materie prime e del mercato del lavoro apre spazi di manovra all’Istituto di Francoforte che potrà continuare a ridurre i tassi nei prossimi mesi. Diversa la situazione negli Stati Uniti, con un mercato del lavoro molto vivace e un ciclo economico più forte di quello europeo. Nonostante ciò, la Fed ha deciso di avviare l’inversione della restrizione monetaria con un primo taglio deciso dei tassi. Al contrario, più prudente appare la Bank of England che, per ora, ha tagliato solo di un quarto di punto il suo tasso di riferimento.